Riforma del Catasto 2022

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La riforma del Catasto 2022: cosa cambia e come prepararsi

La riforma del Catasto, che entrerà in vigore nel 2022, prevede importanti novità per i proprietari immobiliari e per tutti coloro che hanno a che fare con la gestione del patrimonio immobiliare.

Ecco cosa cambierà e come prepararsi.

In primo luogo, la riforma prevede l’introduzione di un nuovo sistema di valutazione degli immobili, che si baserà su criteri più oggettivi e trasparenti rispetto al vecchio sistema.

Questo significa che molti proprietari potrebbero vedere un aumento o una diminuzione del valore dei loro immobili, a seconda della zona in cui si trovano, delle caratteristiche dell’edificio e di altri fattori rilevanti.

Riforma del catasto: Anagrafe dei fabbricati

Inoltre, la riforma prevede la creazione di un’anagrafe unica dei fabbricati, che dovrebbe rendere più semplice e veloce la gestione delle pratiche catastali. Ciò dovrebbe anche ridurre i tempi e i costi delle operazioni di compravendita e di trasferimento di proprietà.

Per prepararsi alla riforma del Catasto 2022, è importante verificare che tutti i dati relativi alla propria proprietà siano corretti e aggiornati. In caso contrario, è necessario richiedere la rettifica dei dati prima dell’entrata in vigore della riforma, per evitare eventuali inconvenienti o ritardi nelle pratiche.

Inoltre, è consigliabile fare una verifica della consistenza tra quanto dichiarato e quanto presente in atto, in modo da evitare problemi in caso di controlli e verifiche da parte dell’amministrazione finanziaria.

Cos’è la riforma del catasto?

Cos’è la riforma del catasto 2022 prevista dall’articolo 6, cosa prevede e cosa può cambiare rispetto all’attuale classificazione degli immobili?

Art. 6 della riforma del catasto 2022

“L’articolo 6 reca la delega al Governo per l’adozione di norme finalizzate a modificare il sistema di rilevazione catastale degli immobili, prevedendo nuovi strumenti da porre a disposizione dei comuni e all’Agenzia delle entrate, atti a facilitare l’individuazione e il corretto classamento degli immobili.

La norma indica altresì i principi e i criteri direttivi che dovranno essere utilizzati per l’integrazione delle informazioni presenti nel catasto dei fabbricati (da rendere disponibile a decorrere dal 1° gennaio 2026).

In particolare tale integrazione dovrà attribuire all’unità immobiliare un valore patrimoniale e una rendita attualizzata, rilevati in base ai valori di mercato, anche attraverso meccanismi di adeguamento periodico.

Per le unità immobiliari riconosciute di interesse storico o artistico sono, inoltre, da introdurre adeguate riduzioni del valore patrimoniale medio ordinario considerati i più gravosi oneri di manutenzione e conservazione.

Tali informazioni non dovranno essere utilizzate per la determinazione della base imponibile dei tributi derivanti dalle risultanze catastali né, comunque, per finalità fiscali”

La prima fase della riforma del catasto 2022

Possiamo dividere la riforma in due fasi.

La prima fase prevede nuovi strumenti a disposizione dei Comuni e dell’Agenzia delle Entrate per far emergere i terreni e gli immobili fantasma attualmente non censiti dal catasto.

Verranno accatastati in maniera corretta tutti i terreni edificabili ora accatastati come agricoli e tutti gli immobili abusivi.

La seconda fase nel 2026

Nella seconda fase, che dovrebbe partire dal 1º gennaio 2026, i dati raccolti dall’Agenzia delle Entrate dovrebbero essere resi disponibili per la creazione di un nuovo sistema catastale, in integrazione a quello già esistente.

Il nuovo sistema dovrebbe contenere per ogni unità immobiliare un valore patrimoniale e una rendita attuale che deve tenere conto dei valori del mercato.

Cosa cambia rispetto ad oggi

Il cambiamento più importante e l’obiettivo principale della riforma del catasto è quello di aggiornare il valore catastale portandolo al reale valore degli immobili.

Ad oggi circa un quarto delle case ha un valore catastale che corrisponde a meno del 26% del valore reale di mercato.

Al contrario, un quarto dei proprietari paga un conto superiore fino all’81%. Le cause sono diverse, ma riguardano principalmente il mancato aggiornamento dei valori catastali attributi dal 1939 al 1962 e rivisti solo nel 1990.


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